La Storia del Ju Jutsu
 
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DALLA NASCITA ALLO SVILUPPO IN ITALIA,  UN ARTICOLO DEL MAESTRO CARLO PARI  IN VESTE DI GIORNALISTA,  PUBBLICATA SU  SAMURAI  NEL MESE DI DICEMBRE,
NELLE PAGINE DEDICATE ALLA  
WORLD JU JITSU FEDERATION/WORLD JU JITSU KOBUDO ORGANIZATION,

PRIMARIA FEDERAZIONE MONDIALE  :

Ju Jitsu,  per eccellenza  l’Arte della Difesa Personale;  conoscere  la  storia, per comprendere  l’evoluzione 

Difficile, nelle poche righe che la redazione gentilmente mi concede, scrivere la storia di questa meravigliosa Disciplina, che sicuramente, è VERA ARTE. Ci proverò, da giornalista, cercando di raccontarne sinteticamente la  cronaca , con l’auspicio che permetta di comprendere la vera essenza dell’Arte, con le sue infinite possibilità di sviluppo;  scusandomi fin d’ora,  con i tanti bravi  Maestri che non citerò nella Storia italiana, essendomi soffermato, per scelta,  solo sulle origini. Si può affermare che l’inizio della codificazione delle forme di lotta,  non hanno in Giappone una data certa. Sicuramente  il Chikara Kurabe e il Bu Jutsu, furono gli albori;  si partì dalle prove di forza (Chikara Kurabe) per arrivare alle discipline da combattimento (Bu Jutsu).  La prima  codifica di una singola Disciplina,  fu probabilmente quella del Sumo,  inizialmente legato ai riti Shinto, religione  che  venera i principi della natura. I Bushi (1185-1333)  rielaborarono sistemi di combattimento senza armi, efficaci anche contro avversari armati, peraltro in parte derivati, dall’antica Arte del Kumi Uchi e dal Tai Jutsu  (Arte del Corpo).  La continua evoluzione portò a codificare tecniche , inizialmente praticabili a mani nude;  nel tempo  presero la denominazione di Ju Jitsu :  Arte dell’adattabilità  (per estensione della cedevolezza).  Lo sviluppo fu certamente legato alle necessità belliche, in costante crescita ed evoluzione, ma soprattutto fu il risultato delle capacità tecniche dei tanti “Soke”.  Nel periodo antecedente la restaurazione dell’era Meiji,  si arrivarono a contare oltre 1000 (avete letto bene mille) Ryu.  Al fine di selezionare questo enorme bagaglio tecnico, nel 1843 lo Shogun impartì l’ordine di redigere il Bu Jutsu Ryu Soroku (il trattato sulle scuole dell’Arte del combattere), in cui si evidenziarono i 159 Ryu  ritenuti più importanti.  Ancora oggi, le autorità giapponesi preposte, scelgono  46 Ryu,  per rappresentare i Ryugi nel Taikai che si svolge al Budokan.  L’ ignoranza  storica in materia, è certamente utile a chi desidera mantenere posizioni di privilegio, la non conoscenza  porta i praticanti a pensare che la verità è solo contenuta negli antichi ryu.  In realtà,  il Ju Jitsu  è in continua  evoluzione, lo studio ed il perfezionamento degli stili deriva dall’esigenza di adattare questa Arte a compiti specifici.  Solo un esempio, ma potremmo indicarne a decine :  gli esperti di Ju Jitsu della Polizia giapponese, nel 1947 codificarono il Taiho Jutsu, un metodo per l’attacco e la difesa, che racchiude un amalgama di discipline marziali, ma anche tecniche derivanti dall’esperienza reale nella lotta alla criminalità,  e persino tecniche di Tokushu Keybo (bastone telescopico).  E’ evidente a chiunque, che l’Arte dell’adattabilità, per mezzo di qualificati tecnici, ha il grandissimo pregio, a differenza di tante altre Arti Marziali,  di adeguarsi alle esigenze della società di riferimento,  il cui bisogno si traduce in Difesa personale, che è certamente diverso, in funzione dei periodi storici di riferimento, come diversa è la Difesa, se insegnata ai civili cittadini o alle le  forze dell’ordine, le cui necessità,  sono ovviamente, seppure parzialmente, diverse. Anche in Italia, l’Arte del Ju Jitsu venne innovata ed adattata da un lungimirante Maestro Occidentale : Gino Bianchi.    Il Ju Jitsu fece la sua prima apparizione ufficiale nel 1908,  nel corso di una manifestazione alla presenza dei Reali d’Italia, portato da due sottufficiali di Marina (Piazzolla e Moscardelli),  i militari ne avevano appreso i rudimenti nei loro viaggi in estremo Oriente.  Solo nel 1921, la Scuola Centrale di Educazione Fisica per l’Esercito  inserì  il Ju Jitsu nelle varie materie, affidandone la Direzione Tecnica  al sottufficiale Oletti;  La “lotta Giapponese”, comparse per la prima volta in un circolo sportivo italiano nel 1923, presso l’associazione Cristoforo Colombo di Roma . Nel 1925 nasce la Federazione Italiana Ju Jitsu e Judo (diventata lotta giapponese nel 1926).  Dal 1926 al 1941  il Ju Jitsu non ebbe una grande espansione, solo nel 1942 la Pubblica Sicurezza aprì un corso di Lotta Giapponese con l’intento di formare nuovi Istruttori militari. La guerra ne fermò ancora lo sviluppo.  Nel 1946,  il Maestro Biagio Bianchi, detto Gino, nato nel 1914, anche lui arruolato in Marina, tornato da una missione in Oriente, iniziò una lunga opera di diffusione del Ju Jitsu, ma prima di tutto, DA GRANDE MAESTRO E  INNOVATORE, CREO’ IL SUO METODO, ADATTANDO LE TECNICHE ALLA REALTA’ DEL TEMPO, IN SOSTANZA, CODIFICO’ UN SISTEMA, FORMATO INIZIALMENTE DA 5 GRUPPI (SETTORI) DI 20 TECNICHE CIASCUNO : IL METODO BIANCHI .  Sicuramente  anche allora, qualche ignorante (inteso come condizione di chi non conosce in modo adeguato, di conseguenza scostato dalla realtà) avrà sostenuto che il programma non era Ju Jitsu, in quanto elaborato da un occidentale, come se conoscere ed assemblare tecniche, utili alla Difesa Personale, fosse prerogativa esclusiva dell’Oriente.  Per la diffusione, il lungimirante Maestro  addestrò  un gruppo di atleti, allora denominati “gli uomini vento” .  Purtroppo il Maestro Bianchi  morì d’infarto a soli cinquant’anni nel 1964. Il  Ju  Jitsu perse una  guida importante.  Potremmo dilungarci sulla spiegazione delle tecniche e delle metodologie, come ad esempio il Fisico Governato ( F.G ),  punto d’orgoglio nelle sessioni d’esame per passaggio di cintura.  Senza dubbio uno dei migliori allievi del M° Bianchi,  divenuto nel tempo eccellente Tecnico  e Dirigente di alto livello è il  Maestro Rinaldo Orlandi, cintura nera nel  1960, nello stesso anno Direttore del centro accademico Ju Jitsu e segretario della Federazione Autonoma Ju Jitsu. Successivamente,  Direttore Tecnico Nazionale della FNJJ  Federazione Nazionale Ju Jitsu.  In seguito, su proposta dell’Avv Ceracchini,  l’ing Orlandi fu nominato Direttore Tecnico del Ju Jitsu nella FIK, salvo errori era l’ anno 1971. Il Maestro Orlandi  ha contribuito alla divulgazione dell’Arte, non solo come Maestro e Dirigente, ma anche come autore di libri specifici sulla materia, citiamo ad esempio :  “Ju Jitsu Moderno “,  testo certamente  precursore, anche nel titolo,  dell’evoluzione e del pensiero del Ju Jitsu, non solo in Italia.  Il resto è storia dei nostri giorni, nel 1976 fu fondata quella che poi è diventata la più importante testata nazionale delle Arti Marziali : Samurai, della quale mi onoro essere giornalista collaboratore da quasi dieci anni, acquistata e diretta fino ad oggi con grande capacità imprenditoriale dal Maestro Giacomo Spartaco Bertoletti, coadiuvato dalle signore Natascia e Tatiana Bertoletti;  negli stessi anni,  Il Maestro fondò insieme al compianto Maestro Robert Clark,  quella che sarebbe diventata una delle più grandi Federazioni di Ju Jitsu del Mondo : la WJJF World Ju Jitsu Federation;  assunse la carica di Presidente ed il Maestro Clark quella di Direttore Tecnico.  La World Ju Jitsu Federation,  anche in questo caso con  grande lungimiranza,  si dotò di un innovativo programma tecnico di Ju Jitsu Moderno,  realizzato dai fondatori, senza dubbio di alto valore didattico, impostato con metodologie scientifiche, ed ancora oggi, seppure in costante evoluzione, parte integrante della pratica federale.   Questa sintetica analisi storica del Ju Jitsu mondiale ed italiano, vuole solo fornire le basi per una corretta valutazione storica degli eventi.     Lo sviluppo  della Disciplina  in Italia e nel Mondo, dimostra che l’Arte dell’adattabilità e della Difesa Personale per eccellenza, si è sempre evoluta nel tempo, adattandosi alle situazioni ed alle esigenze, grazie all’ intelligenza e alla lungimiranza dei tanti“Soke”.  La storia della “dolce Arte”, ci permette anche di evidenziare  che  un Maestro  d’Arti Marziali,  non ha  necessità di rivolgersi ai sistemi più o meno alla moda per integrare la Disciplina che insegna,  magari eccellente a livello sportivo/agonistico, ma a volte superata  a  livello di Difesa Personale, in quanto mai aggiornata e quindi obsoleta;  basterebbe semplicemente integrare la pratica della propria Disciplina con il Ju Jitsu, che permette di spaziare su  una  Difesa Personale globale,  dalle  tecniche a mani nude, a quelle armate.  Il  Ju Jitsu (Moderno),   è senza dubbio   “VERA  ARTE”, nel senso  etimologico del termine, che lascia cioè spazio all’ ARTISTA, di  modificare e adattare  la tecnica al contesto storico e  giurisprudenziale di riferimento.

La storia (in breve, ma esplicativa) del Ju Jitsu, dalla nascita allo sviluppo in Italia, scritta in un articolo del Maestro Carlo Pari, in veste di giornalista; pubblicata su una delle piu’ importanti testate nazionali di arti marziali : Samurai, nel mese di dicembre, nelle pagine dedicate alla WORLD JU JITSU FEDERATION/WORLD JU JITSU KOBUDO ORGANIZATION, primaria federazione mondiale della disciplina.


SYLLABUS E JJMMP (JU JITSU MODERNO METODO PARI)


 DUE DEI QUATTRO METODI PRATICATI NELLA WORLD JU JITSU FEDERATION IN ITALIA
UN SOLO FINE :  AMPLIARE LA CULTURA MARZIALE, 
MANTENENDO LE PROPRIE AUTONOMIE

Nella foto: i cinquanta corsisti ammessi ed i docenti , nella splendida giornata dedicata al Ju Jitsu , al centro da sinistra , Shihan Giancarlo Koliotassis, Shike Giacomo Spartaco Bertoletti, Soke Carlo Alberto Pari.

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